Caterina Di Stefano, Catya per gli amici, scriveva ieri su Facebook “Voglio viverti alla grande Vita. Ho capito quando importante sei”. Ma ieri la vita le è stata strappata via tragicamente.
di Giacomo Belvedere
Lei scriveva nel suo profilo Facebook, alla voce “relazione
sentimentale”, “separata”. Lui, invece, “sposato”. Va ricercata probabilmente in
questa discordanza la causa della morte di Caterina Di Stefano, Catya per gli
amici, 46 anni, la donna trovata morta ieri, riversa nell’androne della
palazzina in via Mascagni a Caltagirone, dove abitava col marito Giuseppe Randazzo,
50 anni. La donna era operatrice sanitaria presso una comunità di disabili; il marito ceramista.
È in stato di fermo Giuseppe Randazzo, la cui posizione si
è aggravata dopo l’interrogatorio durato tutto il pomeriggio e le prime risultanze
dell’ispezione cadaverica effettuata dal medico legale e dai rilievi degli agenti
della Scientifica. A suo carico l'ipotesi investigativa che si fa strada è quella di omicidio.
Il matrimonio, da cui erano nati due figli, dopo più di 25 anni di vita in comune, era in crisi e la donna aveva avviato una causa di separazione, per lei di fatto già in atto, ma che Giuseppe Randazzo non accettava. Per questo si erano susseguite discussioni e liti tra i due. L’ultimo violento alterco ieri ha avuto un esito tragico.
Intervenuti immediatamente sul posto, gli agenti del locale Commissariato, coordinati dal dirigente Vincenzo Saitta, allertati dai vicini allarmati dalle urla che provenivano dalla palazzina, e gli operatori sanitari non hanno potuto che constatare la morte della donna. La prima versione del marito, secondo cui Caterina Di Stefano sarebbe caduta dalle scale a seguito della lite tra i due che sarebbe degenerata, sembra non reggere alle prime risultanze dell’ispezione cadaverica, che avrebbero riscontrato segni di strangolamento. Ma sarà l’autopsia a stabilire con certezza le cause della morte.
A tenere a freno la folla di curiosi che si è assiepata lungo via Madonna della Via, i Vigili Urbani. Davanti alla palazzina i parenti e la figlia della donna (il figlio avvertito dell’accaduto stava rientrando in sede), attoniti, tra il composto dolore e lo stupore di chi non sa capacitarsi del perché. A portare loro il conforto morale e religioso è accorso il parroco della Sacra Famiglia, don Jonathan Astuto. Un conforto fatto di vicinanza e silenzio, perché le parole in questi casi suonano vuote.
La calma apparente, carica di tensione, è stata interrotta all’improvviso dalla figlia, che si è precipitata verso il portone chiuso della palazzina, nel disperato tentativo di vedere un’ultima volta la madre, ma è stata trattenuta a stento. Il cuore di mamma Caterina, che scriveva ieri su Facebook “Voglio viverti alla grande Vita. Ho capito quando importante sei” e augurava ogni giorno il buongiorno e la buonanotte alle “anime degli innamorati”, non batteva più. La vita ieri le è stata strappata via tragicamente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA